Non hanno più vino

Pubblicato il 19 gennaio 2025 alle ore 06:37

La Parola: Nel frattempo, venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino».

Il Commento: Festa un po' strana, quella di Cana di Galilea: lo sposo è del tutto marginale, la sposa neppure nominata; protagonisti sono due invitati, e alcuni ragazzi che servono ai tavoli. Il punto che cambia la direzione del racconto è il vino che viene a mancare. Il vino nella Bibbia è il simbolo dell'amore. E il banchetto che è andato in crisi racconta, in metafora, la crisi dell'amore tra Dio e l'umanità, un rapporto che si va esaurendo stancamente, come il vino nelle anfore. Occorre qualcosa di nuovo. Occorre riempirle d'altro, finirla con la religione dei riti esterni, del lavarsi le mani come se ne venisse lavato il cuore; occorre vino nuovo: passare dalla religione dell'esteriorità a quella dell'interiorità, dell'amore che ti fa fare follie, che fa nascere il canto e la danza, come un vino buono, inatteso, abbondante, che fa il cuore ubriaco di gioia. Il nostro cristianesimo che ha subito un battesimo di tristezza, a Cana riceve un battesimo di gioia. Per farlo occorre una cosa: "Fare il Vangelo di Gesù". E si trasformerà la vita da vuota a piena, da spenta a fiorita. Il "mio" Gesù è il rabbi che amava i banchetti, che soccorre i poveri di pane e i poveri di vino. Il Dio in cui credo è il Dio di Gesù, quello delle nozze di Cana; il Dio della festa e del gioioso amore danzante; credo in un Dio felice, che sta dalla parte del vino migliore, del profumo di nardo prezioso, dalla parte della gioia: la felicità di questa vita si pesa sul dare e sul ricevere amore.

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