“Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, all'unanimità, cominciarono a scusarsi”.
Dio ci ama e imbandisce una tavola di gioia per noi, e invece ognuno sembra ripiegato sulle proprie cose: carriera, affetti, affari, problemi. Il cristianesimo sembra essere solo quello delle grandi Chiese che invece di essere grembi di preghiera sono diventati soltanto luoghi per turisti.
Abbiamo fatto fuori dal nostro mondo Dio e ignoriamo ogni mattina il Suo invito a sedere a tavola con Lui.
Ma cosa comporta tutto questo?
“Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi”.
Dio è apprezzato solo da chi ha sperimentato nella vita la fatica di vivere, il peso della mancanza, la ferita della sofferenza. Torniamo a essere credenti solo quando ci riscopriamo semplicemente umani. Ha ragione il salmo quando dice: “L’uomo nella prosperità non comprende, è come gli animali che periscono”. Ma facciamo sempre in tempo ad aprire gli occhi e ad accettare di nuovo l’invito a sedere a tavola con Lui. Il mondo cambierebbe davvero.
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